Scultore (1892 – 1951)

GAETANO MARTINEZ

Gaetano Martinez è uno scultore autodidatta che si forma e opera tra la città natale di Galatina e Roma. Frequenta solo per un paio di anni la Scuola serale di Arti e Mestieri “Gioacchino Toma”, dove apprende i primi rudimenti per intagliare e modellare la pietra. Durante gli anni giovanili scopre la sua attitudine per l’arte realizzando elementi decorativi nell’impresa edile del padre. Ben presto avverte la necessità di nutrire la sua vocazione e così nel 1911, in occasione dell’Esposizione Internazionale, si reca a Roma per studiare e respirare il fervore artistico di quegli anni; respinto dalle più importanti Scuole di Disegno e dalle botteghe degli scultori romani, è costretto dopo un paio di anni a far rientro a Galatina, a causa delle scarse risorse economiche.

In questi anni romani riesce a raccogliere le adesioni da parte di importanti artisti per commemorare il concittadino Gioacchino Toma, pittore e patriota galatinese dell’Ottocento, nel quale per ideali e poetica Martinez si riconosce. In suo onore pone una lapide commemorativa e realizza il busto in bronzo, entrambi collocati nella città.

Torna da Roma carico di numerosi stimoli: a 22 anni realizza la sua prima opera dal vero, un nudo a grandezza naturale, dove fa posare il fratello Pasquale, però distrugge l’opera perché non soddisfatto del risultato. Nel 1915 esegue un altro nudo Il Dolore umano, in cui rappresenta un ragazzo nudo rannicchiato contro un masso in un malinconico abbandono. L’opera, di chiara impronta simbolista decadente, prende ispirazione dal contemporaneo Leonardo Bistolfi.

Scoppia la Grande Guerra e Martinez viene chiamato alle armi. Dopo otto mesi viene riformato per motivi di salute e a Galatina riprende ad aiutare il padre con il lavoro di scalpellino. Animato ancora da grandi sogni e sicuro delle proprie capacità, realizza per suo conto piccole sculture, utilizzando come modelli ragazzi di strada, operai, contadini e popolane in atteggiamenti che ritraggono la quotidianità. Di quegli anni sono numerosi anche i disegni, dal tratto continuo e veloce, di persone ritratte a memoria.

Espone per la prima volta nel 1917 alla Mostra degli artisti pugliesi tenutasi a Bari, dove partecipa con alcuni disegni e la scultura Il sogno del piccolo giocatore, nella quale affronta il tema dell’infanzia e degli umili. Dello stesso anno è il Filosofo, una terracotta dove è forte il richiamo ai volumi michelangioleschi e al fare naturalistico di Vincenzo Gemito e di Filippo Cifariello.

Nel 1922 si trasferisce definitivamente a Roma. Qui realizza la scultura Caino, creata «di getto quasi con foga» in cui evidenzia il tema del rimorso, del conflitto tra il bene e il male. Le tematiche decadenti risentono dell’influenza del michelangiolismo di Auguste Rodin e del primitivismo di Ivan Mestrovic. Espone l’opera nel 1924 alla prima Mostra d’Arte Pugliese suscitando commenti vivaci per l’originalità nella rappresentazione del primogenito fratricida.

Nel 1925 modella Il vinto: presentata alla terza Biennale di Roma, è apprezzata ed elogiata dalla commissione. È da questo momento in poi che Martinez riceve il consenso della critica e «senza vie traverse», nonostante la sua opposizione al regime fascista, ottiene alcune commissioni pubbliche: nel 1926 le Virtù Cardinali, quattro statue in travertino per il Palazzo delle Assicurazioni di Roma; nel 1934 il Pilota e il Mastro d’ascia, due statue in bronzo collocate sul prospetto del Palazzo delle Finanze di Bari, i cui gessi preparatori sono esposti nel museo e nel 1938 la Allegoria della Fertilità collocata al Palazzo I.N.A. di Lecce.

Partecipa alle più importanti mostre nazionali come alla Biennale di Venezia, dove presenta l’opera Lampada senza luce, una statua in gesso premiata e che nel 1936, fusa in bronzo, diviene, nonostante le diverse critiche, fontana monumentale della sua città. La statua, dalla posa michelangiolesca, simboleggia la Bellezza trionfatrice contro la tirannia, un inno alla Libertà. I galatinesi la chiamano affettuosamente “pupa”, cioè bambola.

Nel corso della sua vita Martinez sperimenta nuovi stili e tendenze facendoli propri: si ispira ai modelli classici, accoglie e interpreta numerose influenze dell’arte contemporanea da Rodin e Medardo Rosso al leccese Raffaele Giurgola; dai naturalisti partenopei come Gemito, Achille D’Orsi e Cifariello ai secessionisti come Adolfo Wildt e Mestrovic e a Arturo Martini e Marino Marini del movimento artistico Novecento.

Nel 1934 sposa la sua modella Amelia Testa.

Martinez raggiunge la maturità e identità artistica verso la metà degli anni ’40 come testimoniano gli “altorilievi di tutto tondo” in terracotta chiamati teatrini. In queste opere recupera le sue origini fermando istanti di vita: scene di popolane e contadini, scene di vita circense, tragedie familiari. Nei teatrini troviamo anche soggetti sacri.

Dagli anni ’30 agli anni ’50 il Martinez frequenta numerose mostre nelle maggiori città d’Italia, mentre nel 1942 ottiene una sala personale alla Biennale di Venezia. Apprezzato dalla critica, riceve numerosi premi e onorificenze tra cui: il premio della Reale Accademia d’Italia nel ’39, la nomina nel 1940 a  “Professore per meriti artistici” alla Reale Scuola d’Arte di Civita Castellana, nel 1948 per “merito e chiara fama” ottiene il ruolo nella Scuola Statale d’Arte di Volterra, nel 1949 gli viene conferita l’importante onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine Reale Militare del Sepolcro d’Inghilterra.

Le opere del Martinez sono custodite, non solo nel nostro Museo, ma anche presso il Museo “S. Castromediano” di Lecce, presso la Pinacoteca “C. Giaquinto” di Bari, presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma, nonché presso enti pubblici e privati e all’interno di collezioni private.

La collezione conservata al museo, donata direttamente dal Martinez alla città di Galatina durante gli anni ’30, è per lo più costituita da sculture in gesso e terracotta eseguite tra il 1915 e il 1935, fatta eccezione di un’opera del 1947 che raffigura un nudo femminile.

La collezione Martinez si suddivide in due sale: la sala del Dolore Esistenziale e la Galleria dei Ritratti.

SALA

“DOLORE ESISTENZIALE”

Le 16 opere presenti in questa sala rappresentano il dolore nelle sue varie espressioni, da quello esistenziale…

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SALA

RITRATTI DELLA COLLEZIONE MARTINEZ

Le imponenti statue in gesso, il Pilota e il Mastro d’Ascia, entrambe del 1934, aprono e chiudono un ampio spazio dedicato ai 19 mezzi bustI…

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MUSEO CIVICO CAVOTI

SALE E COLLEZIONI

FONDO CAVOTI

Pietro Cavoti era uno studioso dai molteplici interessi come dimostrano tutti i documenti conservati al museo. …

TARANTISMO

Il tarantismo è un fenomeno culturale, storico e religioso del Salento, nato nel Medioevo e protrattosi fino al ‘900; è portato alla conoscenza nazionale…

STORIA PATRIA

Nella sala dedicata alla storia patria sono presenti:

CARLO MAURO  e LUIGI VIOLA

SALA CIMELI BELLICI

La Sala dei cimeli bellici espone armi da fuoco e armi bianche risalenti al 19° e 20° secolo e una divisa della Guardia Reale Borbonica….

PINACOTECA

La pinacoteca è costituita da 32 dipinti realizzati per la maggior parte con la tecnica dei colori ad olio. Le tele sono databili tra il 17° e il 19° secolo …

BIBLIOTECA
"PIETRO SICILIANI"
(+39) 0836 561568 chiedialbibliotecario@comune.galatina.le.it
MUSEO
"PIETRO CAVOTI"
(+39) 0836 561568 museopietrocavoti@gmail.com