Studia a Napoli, Roma, Milano dove incontra Fontana, Argan e Munari con i quali intrattiene rapporti di stima e amicizia. Giovanissimo, nel 1956, sperimenta materiali come l’alluminio ed altri metalli speculari. L’amicizia con Silvio Ceccato lo introduce nel campo della Cibernetica e della relazione fra arte e scienza.
Dopo il diploma di Programmatore informatico Valentini collabora con Istituti universitari fra cui le facoltà di Biologia e Agraria dell’Università di Pavia. “…l’autore si pone quesiti intorno alla complessità del pianeta…Valentini è un inquilino dello sterminato condominio della fantasia e, inoltre, frequenta l’infinito spazio mentale della deduzione.” (Lea Vegine, 1994). L’artista trasforma le forme della natura in forme culturali: tronchi d’albero come menhir biologici; spugne marine, fossili vegetali, frammenti organici come sculture. Il rapporto fra natura e tecnologia è testimoniato dall’intreccio di forme organiche e nuovi materiali. Pioniere delle tecnologie digitali, Valentini utilizza per primo, in arte, il termine cyborg nella simulazione al computer di spazi siderali e luminosità astrali.
Nel 1971 nella Galleria Apollinaire a Milano espone “una ricerca sul cromatismo vegetale (fisiologia della pianta e della clorofilla)”.
Fra le numerose personali, tenute dal 1960 a Lecce, Napoli, Roma, Milano ed altre città italiane sulle sue idee di Arte-Scienza, la più singolare è quella sull’olfatto nel 1974 alla Galleria La Darsena di Milano con 4000 aromi da tutto il globo terrestre.
Ha aderito al Movimento Arte Genetica, fondato a Lecce nel 1976, rivolgendo l’attenzione al rapporto fra antropologia e arte. L’estensione dei concetti cibernetici alle scienze sociali determina lo studio di fenomeni come il tarantismo a cui Valentini dedica, negli anni Settanta, un reportage fotografico e un video super 8.
Ha condotto studi in Africa sugli ecosistemi delle savane e delle giungle (1960-1990).
Ha partecipato a numerosissime rassegne di arte contemporanea in Italia e in tutto l’Occidente.