La Sala rari può essere considerata il tesoro della Biblioteca Siciliani, perché racchiude al suo interno il patrimonio più pregiato e raro, proveniente per lo più dai conventi di Santa Caterina e dello Spirito Santo: ossia gli incunaboli, le cinquecentine, le secentine e il piccolo fondo dei manoscritti.
Al momento dell’allestimento di questa Sala, nella prima metà degli anni ’80, si è deciso infatti di far confluire lì dentro i volumi più antichi, stampati tra il 1400 e il 1600, e i manoscritti, estrapolandoli anche dalle donazioni librarie del Siciliani e del Cavoti.
Attualmente il fondo antico comprende 140 incunaboli, circa 1600 cinquecentine e 443 secentine. Per la maggior parte è formato da opere di teologia e filosofia ma non mancano opere di carattere scientifico e di logica. Senza dubbio il vanto della Siciliani è costituito dai numerosi incunaboli che ne fanno una delle biblioteche più ricche del Sud Italia: tanti i pezzi rari, a cominciare dai Sermones aurei de sanctis di Leonardo da Udine, il più antico in quanto risalente al 1473, o la prima edizione illustrata delle Geneaologiae deorum del Boccaccio del 1494 o i Trionfi di Francesco Petrarca del 1491, la prima edizione dell’Hypnerotomachia Poliphili dello Zimara, capolavoro editoriale di Manuzio.
Tra le cinquecentine come non citare le opere degli illustri galatinesi: diverse edizioni dei testi di Zimara padre e figlio, il De Arcanis catholicae veritatis di Pietro Colonna detto il Galatino o l’unico testo sinora reperito di Marcello Pepio, dottissimo medico, contenuto nell’opera miscellanea curata dallo Storella.
Il nucleo dei manoscritti è composto da 28 unità provenienti per lo più da donazioni avvenute tra la fine del 19° secolo e i primi del 20°. Redatti tra il 15° e il 18° secolo, la maggior parte contiene appunti e dispense di tipo scolastico e di contenuto religioso, filosofico, letterario e scientifico. Tra di essi spicca per pregio e datazione il Libro d’ore o Breviario del 15° secolo: si tratta di un codice membranaceo e cartaceo, acefalo, proveniente dal Convento dei padri Riformati di S. Caterina e contenente le preghiere della Liturgia delle ore. Vergato con carattere semigotico e decorato con capilettera filigranati rossi e blu, la composizione e stesura del manoscritto è fatta risalire intorno al 1485.